Pagina:Lettere (Andreini).djvu/83

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LETTERE

do accerbamente il cuor mio, quando oppresso dalla crudeltà vostra di voi si doleva, perche ancorch’egli amandovi, e servendovi languisca, io voglio, che nel mezo delle pene vi ringratij, e vi lodi. Hora parvi anima mia, che ’l chiamarvi, come v’hò chiamata crudele sia un dar biasmo al vostro honore? al vostro honore, che più stimo della mia vita? ah, che si raddoppia il pregio dell’honestà ad una donna, quand’ella vien chiamata crudele: ma quando pur vogliate, che sia stato errore il nomarvi fiera, non v’accingete à darmene penitenza, perche pur troppo me l’hà data il ciglio vostro turbato, e lo spavento del vostro sdegno, contentatevi di quello, che sin’ad hora hò amaramente sofferto. Soccorretemi prima, ch’io mi lasci tutto alla disperatione cader in braccio, e rendetevi sicura, ch’egli è impossibile, ch’io viva in questo tormento, perche è forza, o che la vostra pietà termini il mio dolore, o che ’l dolore termini la vita.


Delle comparationi naturali.


S

TRANO, e ’ntolerabil martire è ’l mio (nobilissima Donna) poiche mi bisogna sopportar un male senza poterlo dire, e consentir alla propria morte, senza punto dolermi, che ’l fuoco rinchiuso, arda con maggior vehemenza, non voglio ricordare, ch’è cosa pur troppo nota: che l’acqua ritenuta à forza faccia maggior rumore, non voglio ne an-


che