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D’ISABELLA ANDREINI. 31

della Grecia, dell’Egitto, e d’ogn’altro (se ’n ciò si trova) più conosciuto paese. In quanto à i Regni, per haver voi, non solamente i Regni disprezzerei: ma l’istessa monarchia del mondo; poiche la bellezza vostra sola sarebbe più degno prezzo del mio giuditio, che tutte le altre cose desiderabili, e qual cosa è nel mondo, che pareggi il bello, e ’l sereno de’ vostri sguardi? qual ricco tesoro, qual pregiato honore, qual superbo trionfo non avanzano quelli angelici lumi? l’esser preso da loro è vittoria del vinto, e l’amarvi porta seco tal gloria, che è cosa impossibile il desiderarla maggiore; ond’io, che questo conosco anzi eleggerei di morire, che levarmi dalla ben cominciata impresa d’amarvi; e niuna cosa potrà mai rimovermi da tal pensiero fin c’havrò vita; cerchi pure chi altra fortuna desidera e l’oro peste del mondo, e l’ambitione di comandar ad altrui cagion d’ogni male, ch’io per me non seguirò mai altro, che voi. Voi sola siete lo scopo de gli occhi miei, e de’ miei pensieri, voi sola mi piacete, e per voi sola voglio viver, e morire.


Dell’istesso.


M’

È stato scritto, che V. Sig. tratta di maritarsi, laqual cosa m’hà così gravemente per l’amor, ch’io le porto, offeso l’animo, che per molte hore sono stato in forse di me, non sapendo conoscere, s’io era vivo, o morto. Può egli essere, che un giovine di tanto giuditio, come voi siete, voglia fare una


così