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gion dire, ch’ella più tosto doni, che riceva: essendoche queste opere mie non più mie: ma sue saranno per lei sola tenute in pregio: onde vien’a donarmi quello, che con tanta ansieta, e con sì lunga fatica è stato da me procurato; & humilissimamente inchinandomi la prego con quel più vivo affetto, ch’io sò, e posso a tener tanto me per sua serva, quant’io tengo V. A. S. per mio Signore.
Di Venetia adì 14. Marzo 1607.
- Di V. A. Sereniss.
- Humilissima, e divotissima serva:
Isabella Andreini.