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Pagina:Lettere - Santa Caterina, 1922.djvu/112

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lettere di santa caterina 103

Il mondo ama superbia, e Dio umiltà; e tanto gli piacque questa virtù, che noi vediamo che Dio s’è umiliato a noi, il Figliuolo suo con grande umiltà e pazienzia è corso infino all’obbrobriosa morte della Croce per noi. Egli c’invita, e richiede la virtù della vera pazienzia con speranza e fede viva; paziente, dico, a portare ciò che Dio ci concede, e per l’amore suo perdonare a chi ci offende. Il mondo vuole tutto il contrario; però che si vuole vendicare, e stare coll’odio e col rancore verso il prossimo suo. La speranza e la fede debbe essere posta in Dio, che è cosa ferma e stabile, no nelle creature; ma fidarsi, ed esser fedele a Cristo crocifisso, e non alla propria sensualità. Ed averà fede viva quando parturirà e’ figliuoli vivi delle virtù di 1 sante e buone operazioni. Dio, ancora, ama giustizia, e ’l mondo ingiustizia. Facciamo dunque, facciamo una santa giustizia di noi medesimi; quando il sentimento nostro sensitivo vuole ribellare al suo Creatore, levisi con affetto d’amore e col lume della coscienzia, e accusilo al signore, cioè al libero arbitrio, e leghilo col legame dell’odio, e col coltello del divino amore l’uccida. Or così facciamo, carissima suoro; però che facendo così, saremo servi fedeli: e essendo servi, saremo signori.

Avete veduto in quanta eccellenzia e utilità ne viene l’anima di questo santo servire; e senz’esso non possiamo avere il fine per lo quale noi fummo creati. E anco abbiamo veduto quanto è pericoloso2 e a quanta viltà e miseria si conduce l'anima che

  1. Non so se il di sia sbaglio.
  2. Pare stia in senso di pericolante; se non si voglia una ellissi, sottinteso, il servire al mondo.