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108 | lettere autografe |
appoggio e sicurezza di non esser da quelle al tutto discacciato, che nel Re e nella Regina nostri Signori, che dal nulla mi hanno posto in tanto onore, e in terra e in mare sono i più alti principi del mondo? I quali si tengono da me serviti, e mi conservano i miei privilegi e grazie; e se taluno me li diminuisce, le AA. LL. me gli aumentano con avvantaggio (come si vide nel fatto di Giovanni Aguado), e comandano che siami fatto molto onore; e, come ho già detto a V. S., riconoscono di aver da me ricevuto servigio; e tengono per familiari i miei figli: cose tutte che non potrei incontrare presso altro Principe; perchè ove non è amore, tutto il resto è nulla.
Quanto or ora ho detto, egli è per ribattere la maldicenza maliziosa, e contro alla mia volontà; perchè, il commendator Bovadiglia procura con tale maldicenza di gettare con malizia un’ombra sopra le sue maniere e i suoi fatti: ma io gli farò vedere col braccio sinistro, che la sua ignoranza e gran vigliaccheria, e la sformata cupidigia, lo han fatto in ciò cadere.
Già ho detto, ch’io scrissi a lui ed a’ frati; e tosto partii, come aveagli scritto, da me solo, perchè la gente si trovava col Prefetto; ed anche per trarlo di sospetto. Com’egli il seppe, preso Don Diego, il fe’ porre in una caravella carico di ferri; e a me, arrivato che fui, fece altrettanto; e poi al Prefetto, quando venne. Non gli ho parlato più; nè egli ha consentito insino ad ora che altri mi parli. E giuro che non posso sapere il perchè io sia imprigionato.
La sua prima diligenza fu di pigliarsi l’oro, che trovò, senza misura nè peso; e trovandomi io assente, disse che volea pagarne la gente; e secondo che ho udito, fece per sè la prima parte, e manda nuovi riscattatori pei riscatti. Di quell’oro io aveva serbati a parte alcuni saggi; grani