Pagina:Lettere e testimonianze dei ferrovieri caduti per la patria, 1921.djvu/59

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È nel suo letto d’ospedale, nella terribile condizione del paralitico, che da un giorno all’altro può morire, ma si può anche salvare. I suoi tempestano di domande ansiose per più di un mese. Scrivendo la verità, potrebbe rivederli, aver la compagnia del suo sangue nello squallore dello spedale. Ma non vuole che la famiglia partecipi al martirio delle alternative; ha deciso di soffrir solo. Scrive che la ferita è a una gamba: cosa leggera; nelle rare franchigie che le forze gli lasciano vergare, parla di tornar a educare i figlioli, di miglioramenti sicuri. «Il valoroso e carissimo Nello bisogna avvicinarlo per apprendere a stimarlo e ad amarlo Ha sempre un sorriso per chi gli si avvicina e non ha mai mosso un lamento. Consulti si succedono a consulti», informa il dottore. E il Cappellano: «Sopportò il male terribile con fortezza e rassegnazione esemplare. Eppure sapeva che il suo male non perdonava». Proibiva perfino all’attendente di far conoscere a casa le sue vere condizioni. Invano lo interpellò la famiglia; quando, a un tratto, venne l’annunzio di morte imminente, nessuno di casa fu più a tempo ad accorrere. Rimase a vegliarlo soltanto l’attendente fedele. Ma anche a quegli occhi semplici l’uomo si trasfi«* gurò nell’eroe: «Mi stringeva la mano, mi guardava. Mai un momento di impazienza; sicché io lo considero come un vero eroe della Patria». Per il suo contegno in combattimento aveva meritato la medaglia d’argento al valor militare. Ponzanelli Nello da Norcia. Con tenacia e coraggio mirabili, alla testa della propria Compagnia si slanciava più volte nello stesso giorno e nel successivo all’assalto di un ben munito fortilizio nemico, valorosamente combattendo finché cadde colpito a morte». Monte Sief, 28-29 Ottobre ’15.