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10 Novembre ’15. «Sono le 3; piove e si parte; grande entusiasmo».
Non c’è altro. L’11 mattina è andato all’assalto, sulla collina di Oslavia. Non toccava neanche a lui quell’assalto; ma essendo un convinto della guerra, un volontario, ha chiesto ai superiori di prender parte, per il buon esempio.
Non è più tornato e con lui i suoi soldati. Morto? ferito? prigioniero? Scomparso, come tanti altri. E nessuno osa avventurarsi troppo oltre a cercarlo; il terreno antistante la trincea di partenza è sotto raffiche incrocianti di mitragliatrici. A curiosar troppo, si muore.
Solo dopo sei mesi un altro volontario, il soldato Armando Marraccini (caduto anche lui il 10 Ottobre del ’16) osa spingersi abbastanza sotto per trovare.
Là davanti ai reticolati austriaci, un corpo ormai scheletrito
giace bocconi; il braccio steso in avanti, impugnando la pistola,
lo indica come ufficiale; i fagotti motosi col fucile presso che gli
giacciono dietro son suoi soldati, colpiti in avanzata. Impossibile
identificare i visi, impossibile seppellire. Ma il Marraccini scioglie
il cordone della pistola e, nella licenza, la riporta alla famiglia
Borghi. E la famiglia la riconosce; è l’arma regalata al partente,
non si può dubitare. Quello che giace più avanti di tutti,
verso la vittoria, è proprio il suo eroico figliolo.
BRAGALLI Raffaello, A. Applicato della Divisione Movimento, Soldato 69° Fanteria
Fin dall’Aprile ’15, scrivendo da Sedico Bribano (Belluno), già avviato al passo di S. Croce di Comelico, ove doveva lasciare la vita, ha visto necessaria la guerra.