Pagina:Lettere sulla Alceste seconda (Bettoni 1808).djvu/98

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96 note

La vita un dì, tu chieder, tu bramare
Duramente la morte?

Feréo.

                                Oh figlio! acerba
Emmi bensì, ma non del tutto ingiusta
Or la rampogna tua: benché tu appieno
Non sappi, no, ciò che ad Alceste è noto.
Essa dirtel potria, quanta e qual arte
Per deludermi usasse, indi furarmi
L’onor di dar per te mia vita.

Alceste.

                                            Adméto,
Il puro vero ei dice. Io fui, che prima
Intercettai l'oracolo: poi tutte
Preoccupar dell’adempirlo io seppi
Scaltramente le vie: chiaro pur troppo
Era, che a me sì generoso incarco
Spettava; ed io l'assunsi: ogni amor cede
A quel di sposa. Il punto stesso, in cui
Seppi che andarne in contraccambio a Stige
L'uno tra noi, per te sottrarne, er'uopo;
Quel punto stesso udìa l'alto mio giuro
Di scender per te a Stige. Era in mia mano
Da quel punto il salvarti; altrui non chiesi
Ciò che potea, voleva, e doveva io.

Feréo.

Or qui far pompa di maggior virtude,