Pagina:Letturecommediagelli.djvu/141

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bella e molto a proposito a esprimer tal concetto, dicendo che esso appetito de’ beni temporali, il quale tormente sempre e non lascia quietar giammai una ora sola chi si lascia signoreggiar da lui, lo aveva fatto diventar simile a uno, il quale guadagna e va con suo grandissimo contento acquistando e avanzando sempre, e giunto di poi a un tempo, che lo fa perdere, e ch’egli gli è di mestieri, per il contrario, diminuire le facultà sue, si riempie tanto il cuore e la mentre di pensieri dolorosi e molestissimi, ch’egli piange e attristasi amarissimamente; onde dice:

E qual è quel1 che volentier acquista,
E giugne il tempo che perder lo face,
Che in tutti i suoi pensier piange e s'attrista;
Tal mi fece la bestia senza pace,
Che venendomi incontro, a poco a poco
Mi ripigneva là dove il sol tace.

Nella qual comparazione chiamando egli l’avarizia la bestia senza pace, ci viene a dimostrare chiaramente, come l’animo degli avari non si posa e no nsi quieta mai. E questo avviene loro, perchè le ricchezze, le quali ei cercano, e a le quali eglino hanno solamente indiritto l’animo e il pensiero,

Non posson quietar, ma dan più cura,

come disse il Poeta medesimo nella canzone della nobilità. E questo appetito dello avere, per assaltare gli uomini molto più gagliardamente quando ei cominciono avvicinarsi alla vecchiezza, come faceva allora Dante, cominciava ancora a molestare di tal sorte lui, ch’ei dice ch’e’ lo ripigneva là dove il sol tace, cioè dove non risplendevano i raggi suoi; usando quella figura che il nostro Giambullari chiama nelle sue regole transportazione, per la licenzia della quale si torce alcuna volta il significato d’una cosa da un luogo vicino a un altro; come sarebbe verbigrazia dire: io veggo, in luogo di: io intendo; onde dice: là dove il sole tace, in cambio di: non risplende. Per la qual cosa, cominciando il Poeta a tornare a poco a poco, per indirizzare i pensieri a i beni temporali, non solamente a lo

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  1. Cr. quei.