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174 lettura prima

morti senza battesimo, per non esser dannate a l’Inferno per aver peccato, nè salvate al Cielo per non avere avuto il dono della fede, standosi in quel luogo senza timor di pena o speranza di bene, son chiamate da Virgilio e da ’l Poeta sospese; e infra queste anime essendo Virgilio, dice che fu chiamato da Beatrice. La quale Beatrice è posta da ’l Poeta in questa sua opera per la Teologia, oltre al fare a proposito suo per due cagioni. L’una, perchè come ei non si truova scienza alcuna la quale dia maggior cognizione a lo intelletto nostro di Dio e delle cose divine, così non aveva mai trovato il Poeta nostro, mentre ch’egli visse, cosa alcuna sensibile che lo avesse innalzato più a la contemplazione delle bellezze celesti, che (come egli scrive in più luoghi) la bellezza e le virtudi di essa Beatrice. E l’altra, per soddisfare alla promessa che, come noi dicemmo ne’ preambuli, egli aveva fatta di lei nella sua Vita nuova, dicendo che se Dio gli dava vita, che scriverebbe di lei più altamente che scrivesse mai altro uomo di donna alcuna mortale. La qual cosa si può dire ch’egli abbia molto bene osservata, avendola egli posta in così bella e maravigliosa opera per la sacra Teologia; per il che le son dati, con gran considerazione, da Virgilio questi tre così alti e onorati nomi: Donna, Beata e Bella. Donna, cioè signora, per essere ella la regina di tutte l’altre scienze, e aver per obbietto Dio ottimo e grandissimo, e le alte e profonde opere sue; onde fu chiamata da ’l sapientissimo Salomone la sposa diletta, e le altre scienze le ancille. Beata, per esser sola ella quella che può far felici e beati gli uomini, non consistendo in altro il lor vero fine e la lor vera felicità, che nella contemplazione e cognizione di Dio. E Bella, perchè l’obbietto suo, ch’è Dio, è lo esemplare e il modello di tutta la bellezza di questo Universo. La quale è tale, e tanto bene ordinata da la somma Sapienza, ch’egli è stato chiamato da i savi Mondo, cioè ornamento. E queste così rare e divine qualitadi dice Virgilio che erano sì perfette in lei, ch’elle lo fecer divenire tanto desideroso di obbedirle, ch’egli la richiese ch’ella gli comandasse; denotando con tali parole, che il lume delle divine scritture abbassa in modo la presunzione e la superbia della