Pagina:Letturecommediagelli.djvu/70

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che ne dimostra la fede cristiana; nella qual contemplazione consiste in questa vita il contento e la quiete, e nell’altra la felicità e la beatitudine nostra: e questa dice finalmente il nipote del nostro Dante, essere la mentre sua e l’intenzion di questa opera.

Furono dipoi alcuni altri, pur di questi espositori antichi, i quali dicono che l’intenzion di questo poema è indurre e tirare gli uomini a bene e perfettamente operare; e perchè l’ingegno e la natura de l’uomo è molto varia e molto diversa, onde bisogna operare altri mezzi a muovere uno, e altri a muovere uno altro, il Poeta usa questi due mezzi tanto diversi dell’Inferno e del Paradiso per muovergli, e quel del Purgatorio per mostrar loro il modo e la via da uscir del cammino de l’uno ed entrare in quel dell’altro. Per dichiarazion della quale opinione è da sapere, che gli uomini secondo che si cava dal settimo dell’Etica di Aristotile, sono communemente di queste tre sorti: incontinenti; viziosi o vero maligni; ed efferati o vero bestiali, chè così gli chiama il nostro poeta ne l’Inferno. Incontinenti si chiaman quegli i quali conoscono e amono naturalmente il bene; onde vorrebbero operare virtuosamente sempre; ma sono di tal sorte alterati, quando e’ son sopraggiunti dalle passioni sensitive, da quelle, ch’ei si lascian bene spesso indurre e tirar per fragilità, e come poco forti, da loro a fare quel che non è bene, e ch’ei non vorrebbon per lor stessi fare; per il che son messi dal Poeta a sopportare la pena dei loro falli ne’ primi cerchi de l’Inferno, e fuori delle mura della città di Dite. Viziosi e maligni son dipoi quegli i quali hanno corrotta, per obbedir troppo a gli appetiti, di tal sorte la volontà loro, ch’ella non tien più il principato, non si lascia guidare del continovo a quegli dove ei vogliono. Niente di manco e’ non son però tanto confirmati nel male operare, ch’ei non se ne possin ritrarre; ma bisogna usare, a far tal cosa, mezzi molto più gagliardi e più potenti, che a quei primi. E questi finge il nostro poeta, che sien puniti delle lor colpe, con molto più gravi pene, dentro a la città di Dite. Efferati e bestiali son di poi ultimamente quegli, che hanno soffocata e legata di tal maniera da i vizii la ragione, ch’ella non si scorge e non