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Pagina:Letturecommediagelli.djvu/96

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56 LETTURA PRIMA

Da certe1 parti l’alta valle feda
     Tremò sì, che io pensai che l’universo
     Sentisse amor, per lo quale è chi creda
Più volte il mondo in caos converso:
     Ed in quel punto questa vecchia roccia
     Qui ed altrove fece tal riverso.)


Malacoda gli dice, il giorno del sabato Santo, il quale il Poeta consumò tutto camminando per l’Inferno, queste parole:

Ier più oltra cinque ore, che questa otta,
     Milledugento con sessantasei
     Anni compièr, che qui la via fu rotta;

ai quali aggiungendo trentaquattro anni, ch’era vivuto Cristo, fanno appunto anni mille trecento. E l’altro è quando Casella, parlando nel capitolo secondo del Purgatorio delle anime che andavano a purgarsi, e dell’Angelo che le guidava, gli dice con queste parole, che quello anno era il giubileo:

Veramente da tre mesi egli ha tolto,

cioè dal primo giorno di gennaio, nel quale era cominciato il giubileo, fino allora,

Chi è2 voluto entrar con tutta pace;

dimostrando come tutte l’anime di coloro, che morivano in quello anno, erano per virtù della indulgenza di tal giubileo passate subitamente dall’Angelo a lo stato della purgazione. E questo giubileo bisogna che fusse quel del trecento. Imperocchè in quel del mulledugentosettantacinque Dante aveva dieci anni, e in quello del milletrecentoventicinque era già morto di più di quattro anni. Concluderemo adunque finalmente per queste ragioni, che Dante intenda per il mezzo della sua vita senza dubbio alcuno l’anno trentacinquesimo di quella; e così si accordon tutti gli spositori, ed io convengo in questo con loro.

Ma io non convengo già dipoi con loro in quello che intende ciascuno di loro per la selva, nella quale egli dice che si ritrovò

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  1. Cr. tutte.
  2. Cr. ha.