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be potuto fare il vacuo dentro ad uno spazio molto minore, di quello, che si ricercava per farlo coll’acqua. Fece perciò fabbricare una canna di vetro intorno a due braccia di lunghezza, che da una parte s’allargasse in una palla, e dall’altra restasse aperta; e s’immaginò, che empiendola d’argentovivo, e ben turata voltandola, e sommergendo l’apertura della canna dentro ad altra quantità d’argentovivo posto in un vaso, e dipoi aprendola, l’argentovivo si sarebbe nella palla calato a basso, e che restando sospeso, giusta il suo calculo, all’altezza d’un braccio, e un quarto, averebbe lasciato nella palla, e in parte ancora nella canna uno spazio, che verisimilmente si sarebbe potuto creder vacuo. Conferì egli questo suo concetto a Vincenzio Viviani, il quale fu il primo, che così pregevole esperimento facesse, ed il mirabile effetto dal Torricelli presagito potesse chiaro vedere. Quando poi egli udì, l’esito fortunato della sua speculazione, si confermò maggiormente nella credenza, che aveva avuta, che il peso dell’aria equilibrandosi coll’acqua, e coll’argentovivo, per le diversità del peso, sostenesse quelli ad altezze diverse, ed allora pensò, che quando ancora una tale esperienza si facesse in luogo, così perfettamente chiuso, che l’aria contenuta dentro alla canna, non avesse comunicazione coll’aria di fuori, onde la pretesa pressione, restasse del tutto esclusa, contuttociò sarebbe seguito l’istesso effetto; conciossiache l’aria racchiusa, che era di già compressa, averebbe operato sopra l’argentovivo del vaso, colla medesima forza. Quindi replicando più volte l’espe-


rimento