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ACCADEMICHE. 11

Chi poi col medesimo martello d’acciajo durissimo, che rompeva il diamante, e col medesimo impeto percuotesse una noce sopra una balla di lana, forse non la romperebbe; poichè se bene il diamante non potè resistere a quella moltitudine d’impeti accumulati, che gli piombarono addosso tutti in un tratto, la noce nondimeno, benche tanto più frale, potrà resistere a tutti i medesimi, quando ella col cedere possa dividergli, ed incontrarne pochi per volta per potergli vincere.

L’antico Orazio non poteva mica in un sol tempo resistere a tutte le squadre armate di Porsena assediatore; poteva bene sull’angustie d’un Ponte andar contrastando con quattro, o sei di quei soldati; e morti questi poteva forse resistere ad altrettanti, e dopo quelli ad altrettanti ancora. Narrano alcuni scrittori, che quando le mura delle Città venivano percosse colla disusata macchina dell’Ariete, i difensori calavano giù gran sacchi di lana, o materie simili cedenti, le quali interponendosi, e ritirandosi sotto il colpo, appoco appoco fossero atte a smorzare qualsivoglia grandissimo impeto, ed a salvar la muraglia dalle offese. Se il colpo avesse colto sul muro ignudo, o sopra altra materia interposta, egualmente dura, quanto la fabbrica, poco o nessun giovamento averebbe sentito la cortina; ma tanto essa, quanto il suo riparo, sarebbe stata infranto dallo strumento percuotitore. All’Ariete antico (essendo una trave di legno) facevano, come si sa, la testa di bronzo. I fabbri moderni spianano, come si vede, il ferro con un martello di dieci libbre, ma d’acciajo: non già riuscirebbe loro spianarlo con un mazzo, benche cento volte più grave, ed altrettanto più impetuoso, la ragione è chiara: perchè mentre il percuziente arriva a ferire con una estremità, non di legno, ma di metallo, non cede se non pochissimo, e per conseguenza conferisce, ed applica, tutti i suoi momenti uniti, ed in tempo insensibile. La fortificazione moderna proibisce il far le mura delle fortezze con pietra dura, non per altro, se non perchè l’esperienza ha fatto vedere, che l’artiglieria offende assai più le materie forti, che le facili, e cedenti, come tufo, e matton cotto, e simili, le quali lasciandosi traforare, e pigliando l’impeto della palla con maggior lunghezza di tempo, possono appoco appoco estinguerlo con minor lor danno, che se


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