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Fuoco e Fiammiferi.


(Novella).


Si deve cominciar proprio col «c’era una volta?» Perchè no, quando quelle parole magiche evocano tutto un mondo di fate, di maghi, di belle regine, di castelli incantati e di uccelli dal canto melodioso? Oh le novelle! Le novelle che ci raccontava la nonna nelle lunghe serate d’inverno, quando le legna scoppiettavano nel cammino, e di fuori muggiva il tramontano, ditemi, chi le ha dimenticate? Io no certo. A me le raccontava invece la mamma, la buona mamma mia, che ora è morta. Sedevo su un panchettino di legno, ai suoi piedi, puntavo i gomiti sulle sue ginocchia e con la faccia appoggiata tra le mani, stavo a sentire. E m’intenerivo sui casi di Berlinda, fremevo alle tirannie di Barbablù, applaudivo all’animo gentile delle fate pietose, che spianavano la schiena ai bambini gobbi e rendevano la salute e la gioventù alle buone vecchine.

Poi a poco a poco le fate, le principesse, i mostri si dileguavano come nuvole di nebbia: il fuoco non scoppiettava più, il vento taceva, e.... un let-