Vai al contenuto

Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/44

Da Wikisource.

— 31 —


L’uomo vecchio debba usare poca fatica di corpo e assai d’animo, pensando nelle buone cose.

L’amistà debba essere, per amore di virtù, infra’ buoni, et in altro modo non è amistà vera né durabile.

Maggiore disonore è perdere o male spendere quello che l’uomo ha guadagnato, che non è avere guadagnato.

Oggimai dico lo mondo essere beato, quando gli savi litterati cominciano a regnare o a reggere.

Chi lungamente in guerra persevera, conviene che perda o le ricchezze o la guerra.

Sfornente la miseria è privata della1 invidia.

La corporale esercitazione non è a pochi utile.

La necessità non ama le cose temperate.

Mai non si vince Io pericolo sanza lo pericolo..

Niuno tempo é che debbi essere cessato da giustizia.

Niunò si disperi, ma nella quantità del suo valore speri.

archimedo.2


Che pro è all’uomo stolto avere le ricchezze, conciosiacosa che la sapienza comperare non si possa?

Sempre, a imprendere scienzia, amate la povertà, acciò che voi siate ricchi di potere altrui insegnare.

Quando la ventura istà ferma, voi amici guardate lo volto; ma quando è caduta con sozza fuga, volgete le facce.

Niuni sono più occulti aguati che quegli che sono ascosi in somiglianza d’officio.

Leggiera cosa è contra me dire male, conciosiacosa ch’io non debbia male rispondere.

Non si può riputare per vita d’uomo, nella quale3 scienzia di scrittura nella mente non è entrata.

  1. dalla hanno i codici.
  2. Cioè, Archimede, così anche il T.P. Negli antichi abbiamo Cesaro, per Cesare, Clemento, per Clemente, ed altri di simil fatta.
  3. Cioè, quella nella quale la ec.