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Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/77

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Chi non è leale al suo Domenedio, com’è leale agli uomini?

Lo guadagno ch’è con mala fama, è da riputare per perdita.

Chi vince la cupidità è più forte che chi vince uno suo nimico.

Meglio è l’amistà del savio che del folle.

Se la superbia montasse insino al cielo, alla fine sarà sparta e avvilita.

Sanza misericordia sarà giudicato colui, che non farà misericordia.

Colà dove sarà superbia, ivi sarà ingiuria, e dove sarà umilità, ivi sarà sapienza con gloria.

Terribile cosa e pericolosa ha l’uomo litigoso nella città sua.

Colui che difende gli mali fattori, apparecchia peccato.

Rimanetevi delle sozze parole, chè la loro baldanza notrica vergogna.

Chi non assaggia paradiso in questa vita, non l’averà mai nell’altra.

Non è veruna sì semplice transcuranza, come di rimanere in te quello che, incontanente può andare altrui.

Nelle temporali cose non ha più bene, se non quando sono usate a dritto sanza peccato.

Tutte cose che tu hai transitorie, non le credere già grandi.

Siate faccitori delle parole e non uditori.

Chi ha bisogno di sapienza, dimandila a Cristo, che dà abbondantemente e non rimprovera.

Colui che non pecca in favellare, è perfetto uomo

La discrezione è ornamento e perfezione di tutte le virtù. Amen.