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È probabile che qui, come in Toscana e in Francia, antropomorfe simili al gibbone e al troglodite popolassero le selve insieme a numerosi carnivori, pachidermi e ruminanti. Tutta volta, si può soltanto asserire, riguardo alla Liguria, che due specie d’antracoterii dal grave incesso e più raramente un tapiro lasciarono le loro ossa fra i residui vegetali trascinati dalle correnti. Nelle tepide acque allignavano inoltre pesci di molte generazioni, alcune specie di testuggini diverse dalle odierne e piccoli coccodrilli.
Siffatto paesaggio paradisiaco avrà esso pure una esistenza effimera. Si rianima l’attività sotterranea, si producono nuovi corrugamenti del suolo, si levano più alte le antiche gibbosità; il clima è divenuto più umido e instabile, si ravviva pertanto la furia degli agenti distruttori, il duello titanico fra la montagna e il torrente! Nuovi depositi di sabbie, ghiaie e ciottoli coprono negli estuari e nelle lagune i detriti vegetali accumulati in lungo volgere di tempo, e questi, convertiti in lignite da una lenta fermentazione, restituiranno più tardi all’uomo, sotto forma di calorico e di forza, i raggi solari di un’altra età.
Lungo il litorale delle grandi isole ligustiche, le quali occupavano verosimilmente non solo quasi tutto l’Apennino e le Alpi Marittime, ma ancora parte del Tirreno, si manifestò allora allora un generale avvallamento. La terra ovunque si ritirò d’innanzi al finito erompente, sedimenti marini si sovrapposero alle ligniti, alle mollasse d’acqua dolce di Santa Giustina, Sassello, Massimino ecc. e furono precipuamente depositati letti di sabbie e di limo, ricchi di organismi in gran parte riferibili a generi tropi-