Pagina:Liguria abitanti primordiali.djvu/35

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senza virtù e senza giustizia, ricchezza e potenza d'un popolo son per me larve fugaci che nascondono la miseria e il servaggio; senza virtù e senza giustizia, l'onore e la gloria sono squillo rimbombante che appaga gli stolti; senza virtù e senza giustizia, io credo che la scienza sia lume acceso ad illuminar sepolcri e la fede stessa sia fuoco che non arde nè riscalda.

Al pari del fantastico viaggiatore evocato da Edgardo Quinet, di quel viaggiatore, il quale con passo gigantesco attraversa antichi reami e città distrutte, interroga la polvere delle tombe, investiga le vicende degli imperi caduti, s’inspira alla poesia delle rovine e trae dal complesso dei fatti un concetto sublime che grado grado s’innalza alla divinità, all’infinito, noi, in brevi istanti, e con passo ben più sollecito, abbiamo fatto una escursione nel passato, in un passato remotissimo e tenebroso, contemplando i ruderi dei tempi trascorsi, ricomponendo le faune e le flore estinte, esumando le reliquie dell'uuomo primordiale, risuscitando l'mmagine d’un mondo scomparso. Ed ora, giunto al termine del lungo viaggio, un grave dubbio mi assale e mi conturba.

Nell'effigiare le grandi scene dei tempi geologici mi sono lasciato forse trasportare dalla folle du logis, dall’immaginazione, viva ancora in me malgrado le brine degli anni? Forse era disdicevole alla solennità del loco e del momento ch’io mi soffermassi tratto tratto a raccogliere lungo il sentiero il fragrante fiorellino della poesia che pur nasce, checché se ne dica, lontano dal Parnaso, anche nel dominio di Gea. A noi naturalisti si chiedono fatti, sempre fatti, minuziosi, precisi, terra terra. Ma lo spirito, impaziente di precorrere il lento incesso di Minerva, si ribella