Pagina:Liguria preistorica.djvu/44

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stazioni situate all’aria aperta, riserbandomi di occuparmi più diffusamente in altri capitoli delle armi e degli utensili raccolti nelle caverne.

Azza a mano. — Tra i manufatti paleolitici (della prima fase) segnalati in Italia, abbondano le così dette ascie. Assai grossolane e di età remotissima sono quelle dell’Imolese, primamente descritte da G. Scarabelli, le quali hanno forma di mandorla, e sono di una selce bigio-scura, coperta di patina bruna. Poco ne differiscono i grossi cervoni (così diconsi nell’Italia meridionale) raccolti dall’Angelucci a Vico Garganico e sul Gargano stesso, nella Capitanata, e le selci trovate da Concezio Rosa nella Valle della Vibrata (Abruzzo Teramano). A questo tipo appartiene un manufatto raccolto da don Perrando nelle vicinanze di Sassello ed ora conservato nel Museo geologico universitario (tav. I, fig. 12).

Si tratta di un grosso arnese amigdalare, assottigliato ad una delle estremità e foggiato a larghe schegge in una quarzite grassa, a grana minuta, di color bigio, con macchie rubiginose, dovute all’alterazione di un minerale ferruginoso accluso nella roccia. L’estremità assottigliata finisce in lama tronca; la opposta offre un taglio irregolarmente arcuato che si continua ai due lati, e questo taglio porta tracce di ammaccature. Le dimensioni del manufatto sono: lunghezza 144; larghezza 92; spessezza massima 50 millimetri; pesa grammi 636. Esso è compreso fra quelli, riferibili ai tempi più remoti del quaternario, e denominati coup-de-poings da G. de Mortillet, il quale riteneva, e credo con buon fondamento, che si adoperassero senza manico, stringendoli in pugno per l’estremità più larga. Mancando a mia cognizione un vocabolo del nostro idioma equivalente a coup-de-poing, mi servirò delle espressioni azza a mano o mazzuolo a mano, che hanno significati poco diversi, secondochè sono taglienti o contundenti.