Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/12

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di natura calcare, non sarebbero considerati, certamente, causa dell'atterramento d'una città situata nelle loro vicinanze, se un'alluvione strascinandovi sopra un letto di materie calcari, provenienti da quelle montagne, la distruggesse e la seppellisse; che, infine, di questi sotterramenti, originati dalle alluvioni in mille altri luoghi della terra, vi sono stati in tutt'i secoli degli esempj (ed io sono testimonio oculare della distruzione e sotterramento del gran borgo della Cava, detto Casalonga nel nostro regno, seguito il di 11 Novembre 1773 in seguito d'un alluvione, dove peri tutta la popolazione in una notte), senza che alcuno si fosse mal sognato d'incolparne le montagne vicine, dalle quali V acqua dové sempre prendere i rottami e le terra di riempimento, conforme gli storici a torto incolpan il Vesuvio della rovina di Pompei. Questa digressione servirà anche a dileguare il timore mai fondato, che generalmente è nell'animo di tutti, e de' forestieri specialmente (i quali citan sempre Pompei, Ercolano e Stabia) riguardo alla posizione e pericolo di Napoli, e delle altre città, situate nelle vicinanze de' volcani. Io dirò, una volta per sempre, che non vi deve essere paura affatto del fuoco volcanico; ma allora, soltanto, che un incendio si apre all'improvviso al disotto d'una città, formandosi un nuovo volcano, come accadde, per l'appunto, nella formazione del Monte nuovo vicino Pozzuoli nel 1538, allorché fu distrutto il villaggio Tripergola, sotto al quale istantaneamente si accese un volcano, e sul quale s'innalzò in 48 ore il Monte nuovo, che vediam oggi dell'altezza di circa 2400 piedi,