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quarto cantare 147

59.
Tal pietra per di fuori è calamita,
E ripiena di fuoco artifiziato.
Ormai arriva il toro, ed alla vita
Con un lancio mi vien tutto infuriato:
Ma perchè dietro al masso ero fuggita,
Il ribaldo riman quivi scaciato1;
Chè in esso dando la ferrata testa,
In quella calamita affisso resta.
60.
Sfavilla il masso al batter dell’acciaro,
E dà fuoco al rigiro2 ch’è nascosto;
Ed egli, a’ razzi ch’allor ne scapparo,
Un colpo fatto aver vede a suo costo,
Perchè non vi fu scampo nè riparo
Ch’ei tra le fiamme non si muoia arrosto.
Ed io, scansato il fuoco e ogni altro affronto,
Lieta mi parto e tiro innanzi il conto3.
61.
Più là ritrovo un grand’uccel grifone,
E topi assai che giran come pazzi,
Perch’egli, entrato in lor conversazione,
Gli becca, graffia e ne fa mille strazzi.
Di lor mi venne gran compassïone,
E vo per ovviar ch’ei non gli ammazzi;
Ma quei mi sente al moto, e in piè si rizza,
E per cavarsi vien con me la stizza.

  1. St. 59. Scaciato. Scornato, deluso. (Nota transclusa da pagina 203)
  2. St. 60. Rigiro. Il fuoco artifiziato. (Nota transclusa da pagina 203)
  3. Il conto. Questa parola non aggiunge nulla al tirare innanzi; ma, dice il Minucci, l’uso nato da quei che tengono i libri di debitori e creditori, ci obbliga a dir così. (Nota transclusa da pagina 204)