2. Gli estremi non fur mai degni di lode:
Ci vuol la via di mezzo; e chi ha cervello,
Se vere o false novitadi egli ode,
A crederle al compagno va bel bello:
Le crede, s'elle son fondate e sode;
Ma s'elle star non possono a martello,
Non le gabella1 mica di leggieri,
Come fa il Duca2 a certi messaggieri. 3. Ma perchè chi m'ascolta intenda bene,
Tornare a Martinazza mi bisogna:
La qual dianzi lasciai, se vi sovviene,
Che in sul Caprinfernal, pigra carogna,
Quel popolaccio ha aggiunto e lo ritiene
Dal fuggir via con tanta sua vergogna;
Perchè, quando per lei la raffigura,
Rallenta il corso e piscia la paura. 4. E quivi, coll'affanno in sulla pena3,
Tutto lamenti, condoglienze e strida,
Tremando forte come una vermena,
La prega, perchè in lei molto confida
E perchè addosso giunta gli è la piena
E lì tra lor non è capo nè guida,
A far in mo', se si può far di manco,
Ch'ei non s'abbia4 a cacciar la spada al fianco.
↑St. 2. Gabellare. Ammettere una cosa; dalla gabella delle porte. (Nota transclusa da pagina 229)
↑Il duca. Baldone. (Nota transclusa da pagina 229)
↑St. 4. In su la pena. L’affanno del correre aggiunto alla paura. (Nota transclusa da pagina 229)
↑Ch'ei non s’abbia a trar dal fodero la spada che è al fianco. (Nota transclusa da pagina 229)