44. Perciò d’abiti e soldi si provvede,
E dà buone speranze al suo Nardino;
E preso un buon cavallo e un uomo a piede,
Esce di casa, e mettesi in cammino,
Sbirciando sempre in qua e in là se vede
Donna di viso bianco e chermisino;
E se ne incontra mai di quella tinta,
Vuol poi chiarirsi s’ella è vera o finta. 45. Perch’oggidì non ne va una in fallo
Che non si minii o si lustri le cuoia.
E dov’ell’ha un mostaccio infrigno e giallo
Ch’ella pare il ritratto dell’Ancroia1,
Ogni mattina innanzi a un suo cristallo
Quattro dita vi lascia su di loia;
E tanto s’invernicia, impiastra e stucca,
Ch’ella par proprio un angiolin di Lucca. 46. Di modo ch’ei non vuol restarvi còlto,
Ma starvi lesto e rivederla bene;
E per questo una spugna seco ha tolto
E sempre in molle accanto se la tiene,
Con che passando ad esse sopra il volto,
Vedrà s’il color regge o se rinviene2;
Ma gira gira, in fatti ei non ritrova
Suggetto che gli occorra farne prova.
↑St. 45. Ancroia Così chiama il Berni la sua vecchia cameriera. (Nota transclusa da pagina 325)
↑St. 46. Se rinviene. Se quegl’impiastri secchi rigonfiano. (Nota transclusa da pagina 325)