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note all'ottavo cantare 325

punti a ciascuno, e rende quella carta nobile che avesse ammazzato. Per esempio: il primo dà il Re di danari, ed il secondo, benchè abbia danari in mano, dà un Tarocco sopra il Re, e l’ammazza: scoperto di avere in mano denari, rende il Re a colui di chi era, e paga agli avversari sessanta punti per ciascuno, come s’è detto. Ogni Tarocco piglia tutti i semi, e fra lor Tarocchi il maggior numero piglia il minore, ed il matto non piglia mai, e non è preso, se non nel caso detto di sopra. Così si seguita dando le carte, ed il primo a dare è quello che piglia le carte date: ed ognuno si studia di pigliare all’avversario le carte che contano: e quando s’è finito di dare tutte le carte che s’hanno in mano, ciascuno conta le carte che ha prese: ed avendone di più delle sue 21, segna a chi n’ha meno tanti punti, quante sono le carte che ha dì pìù: dipoi conta i suoi onori, cioè il valore delle carte nobili e verzicole, che si trova in esse suo carte, e segna all’avversario tanti punti, quanti co’ suoi onori conta più di esso: ed ogni sessanta punti si mette da banda un segno, il quale si chiama un sessanta, o un resto: e questi sessanti si valutano secondo il concordato. E tanto mi pare, che basti per facilitare l’intelligenza delle presenti ottave, a chi non fosse pratico del giuoco delle minchiate che usiamo noi Toscani, che è assai differente da quello che colle medesime carte usano quelli della Liguria: che lo dicono