17. Le donne anch’esse corron co’ figliuoli,
E ciò che trovan gettan dalle mura;
Chi colla conca o vaso da viuoli
Piglia a qualcun del capo la misura:
Profuma il piscio i panni e i ferraiuoli,
Nè guardan s’e’ v’è pena il far1 bruttura
Chi tira già un lastrone alle cervella,
Che s’e’ v’è grilli serva per murella2. 18. Chi, perchè giù non piglin l’imbeccata3,
Cuopre i capi con tegoli e mattoni:
Chi versa giù bollente la rannata
Che pela i visi e porta via i bordoni4:
Nell’olio un’altra intigne la granata
E fa l’asperges sopra i morïoni:
Altre buttan le casse, acciò i soldati
Partir si debban poichè son cassati5. 19. Un’altra con un gatto vuol la berta:
Legato il cala; ond’ei fra quei d’Ugnano
Sguaina l’ugna e colla bocca aperta
Grida inasprito in suo parlar soriano:
Ed il primo ch’ei trova, egli diserta6,
Chè dov’ei chiappa, vuol levarne il brano:
Così l’alz’ella e abbassa colla corda,
Acciocch’or questo or quello ei graffi e morda.
↑Il far. Cioè a far. Allude alle leggi che proibiscono di gettare immondizie per le vie. (Nota transclusa da pagina 397)
↑Murella. Piastrella. Vedi c. V, 34. (Nota transclusa da pagina 397)
↑St. 18. Imbeccata. Infreddagione. (Nota transclusa da pagina 397)
↑Bordoni. Quelle penne che non sono ancor del tutto spuntate fuor dalla pelle; il pelo che spunta. (Nota transclusa da pagina 397)
↑Cassati. Doppio senso: cancellati incassati. (Nota transclusa da pagina 397)
↑St. 19. Diserta. Concia male. (Nota transclusa da pagina 397)