53. Più non potendo aver Cupido sposo
Perocch’Amor da’ morti sta lontano,
Non vuol, s’ei muor, così n’ha il cuor geloso,
Che pur veduto sia da corpo umano;
Perciò con incantesmi l’ha nascoso
Facendo come il can dell’ortolano,
Ch’all’insalata non vuoi metter bocca
E non può comportar s’altri la tocca. 54. Già, Calagrillo e Psiche ebbero avviso
Di tutto quello ch’è seguíto in corte;
Ma il luogo appunto non si sa preciso,
Però si fanno aprir tutte le porte;
Intanto crosciar sentesi un gran riso,
E quel ch’è peggio poi suonar, ma forte,
Bastonate di peso traboccanti,
Senza conoscer chi recò contanti1. 55. Giù per le scale ognun presto addirizza2
Chè dal timor glì s’arricciano i peli;
Ma Calagrillo altiero e pien di stizza
Colla sua striscia fa colpi crudeli;
Va per la stanza, e fende, taglia e infizza,
Ma non chiappa, se non de’ ragnateli;
Paride giunge col suo libro intanto,
E il diavol caccia e manda via l’incanto.
↑St. 54. Chi recò in contanti. Chi era che pagava con quelle monete così di buon peso (traboccanti). (Nota transclusa da pagina 478)
↑St. 55. Addirizza. Fugge per la via più diritta. (Nota transclusa da pagina 478)