Pagina:Lo zuavo.djvu/16

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coi nostri amici, credo attualmente di conoscere abbastanza Marty per supporre che, senza disprezzare il caffè, preferirebbe che la scena avesse luogo qui; ciò che ci permetterebbe d’invitare il capitano. Vado a far portare una bottiglia. — E, senza attender la risposta, Cornault si slanciò fuori della camera, e, un momento dopo, rientrò col garzone della locanda, carico d’una modesta colazione, che fu accettata da tutti colla più franca cordialità.

«Questa giornata, cominciata sotto i più felici auspicj, si prolungò con una passeggiata nei dintorni d’Algeri, in compagnia dei nostri camerata, i cacciatori. Eravamo allora verso la metà di febbraio. Nel nostro paese ordinariamente in quest’epoca i campi sono ancora coperti d’uno strato di neve, e gli alberi, privati delie loro foglie, sembrano morti. In quelle belle contrade, accarezzate dal sole, il grano, l’orzo, il trifoglio e la cedrangola coprono la terra d’una bellissima verzura e d’abbondanti pasture; i meli, i ciriegi, i cedri, i melaranci, esposti a pien meriggio, lasciano cadere i lor fiori; di già i frutti allegano; si fa la raccolta delle fragole, dei piselli e d’ogni sorta di legumi. Il fiore del fico sta per sbucciare. I mirti, i cipressi, la lavanda, profumano l’aria colle loro soavi emanazioni. Sul verde, più o meno denso, delle macchie e delle siepi, le corolle dei rosai selvatici spiccano come brillanti stelle, e l’oleandro forma sulle sponde dei ruscelli una striscia color porpora, che indica la tortuosità del loro corso.

«Tutti questi beni sono stati mandati da Dio sopra un suolo sempre lacerato dalle guerre o dalla schiavitù. Le nostre aspirazioni ci portavano ai tempi della pace futura. Verrà un giorno, ci diceano, in cui il cannone, reso inerte, lascerà raccogliere all’agricoltore due volte l’anno la sua messe; il deserto, purgato de’ suoi mostri, sarà solcato