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sicale, un’ampia ed assai ben fornita palestra ginnastica, scuole di disegno frequentate da più di 400 individui; nonchè molti istituti privati d’educazione e d’istruzione.

La pubblica biblioteca conta da oltre 18,000 volumi, e va ogni anno aumentando. Essa possiede, fra le altre opere preziose, i manoscritti e le stampe in pergamena dei trattati di musica del Gaffurio, il volgarizzamento in prosa dell’Eneide per Atanasio greco (Vicenza 1476), unico esemplare impresso in pergamena; un De imitatione Christi del 1488 (Venezia), il libro di Maffeo Veggio De significatione verborum in jure civili (Venezia 1477), un antico manoscritto di alcune opere di Cicerone, alcune pregevoli carte geografiche dei primi anni del secolo XVI, non pochi manoscritti e documenti che riflettono la storia politica, letteraria ed artistica della città e contado1.

Nel patrio museo storico-artistico, posto sotto la sorveglianza di una Deputazione archeologica, benchè sorto da pochi anni, stan già raccolti non pochi preziosi oggetti, fra cui un’ara di Minerva, un bassorilievo con diversi cippi di Ercole, parecchie lapidi romane, che attirarono l’attenzione di illustri archeologi nostrali e stranieri; più di trecento fra monete e medaglie; venti quadri di scuola lodigiana, sei magnifici antifonali con miniature del secolo XVI, una serie di 89 ritratti dei più illustri lodigiani, ecc., ecc.

Oltre il museo cittadino novera Lodi parecchie raccolte archeologiche ed artistiche private presso i signori Francesco2 e Bassiano Martani, Francesco Picozzi, nobile famiglia Barni, Luigi Perla, Giuseppe Martini, Carlo Silvini, collegio delle Dame inglesi3, ecc., ecc.

Gli stabilimenti di pubblica beneficenza sono molto numerosi, hanno una rendita cospicua, e provvedono a tutti i bisogni della cittadinanza povera ed in parte anche a quella del contado. L’ospedale maggiore e luoghi pii uniti per cura di ammalati, partorienti e cronici4, dispone di vaste e ben aerate sale e d’ogni altra maggiore comodità voluta dai progressi della moderna terapia. Per ciò, e per l’interno ordinamento e saggia amministrazione, questo istituto riesce uno dei migliori d’Italia e viene con premura visitato da forastieri. Il luogo pio della Carità ed ospedale Fissiraga, retto dai frati di S. Giovanni di Dio, detti Fate-bene-fratelli, fu istituito per la cura dei malati, specialmente se ricchi decaduti e sacerdoti poveri5.

  1. Fu appunto dal paziente studio di questi manoscritti che gli autori della presente Monografia ricavarono la maggior parte delle notizie e degli inediti documenti nella medesima contenuti.
  2. Possiede, fra gli altri oggetti, lo Sposalizio di S. Catterina di Callisto Piazza; un Salvatore dei primi anni del risorgimento; bronzi antichi, una tazza aretina, una raccolta d’incisioni, ecc., ecc.
  3. Ha una preziosa raccolta di disegni, incisioni, miniature e quadri; bellissime copie di parecchi capolavori di pittura, ed una Danza di bambini dell’Albano.
  4. Il personale sanitario di questo stabilimento è composto di tre medici primari, tre assistenti ed uno residente (direttore), oltre a 35 fra infermieri ed infermiere, otto suore ispettrici, due farmacisti e due assistenti spirituali. L’ospizio può accogliere fino a 396 ammalati: la media degli ammalati giornalieri è di 242, l’annuo oltrepassa i 3000. Il patrimonio di 6,500,000 dà una rendita netta di 300,000 lire. Il numero degli individui che ricevono dalla farmacia dell’ospedale i medicinali gratuitamente è di 8,500 circa all’anno. Tre sono i medici curanti a domicilio i poveri, e la media annua dei curati 3,500.
  5. Dispone di 32 letti con un’entrata netta di L. 35,000. Accoglie annualmente intorno a 600 malati, ai quali prestano loro cure due medici.