Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/77

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71 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

medesima mano poter avere fatto quelle viole di tanta eccessiva bellezza, perché maggior cosa era fare gentile una cosa rozza e villana che bellissima una cosa bella, come di natura sono le viole. Per questo si conclude: quella mano aver fatto quelle viole di tanto pregio ed eccellenzia, che aveva fatto il cuor mio, di villano, gentile, e per questo meritamente queste viole esser consorte del mio cuore, perché «consorti» si chiamano quelli che sono sottoposti alla medesima sorte. E però di tanta loro bellezza quelle viole non dovevono ringraziare né il sole, né la terra, né l’aria, né la rugiada, né il luogo aprico, né qualunche altra naturale potenzia che concorressi a simile produzione, ma solo la virtú e potenzia di quella candidissima mano. Non è forse inconveniente vedere se la bellezza di queste viole o era in oppenione mia, o era possibile in fatto. E benché io non possa iudicare se fussi vera in fatto, perché non posso riferire se non quello che pareva a me secondo che i sensi rapportavono al giudizio, i quali, se erano depravati e corrutti, o se pure mi portavano il vero, a me è difficile a intendere, perché bisogna il giudicio giudichi quello che portono i sensi e in quel modo che lo portono, nondimeno confesso essere possibile che la forte immaginazione sia cagione di corrompere i sensi, come spesso avviene in uno farnetico, che li pare vedere quello che non è, imperocché gran potenzia ha ne’ sensi la immaginazione, come faremo intendere nella esposizione di quel sonetto che comincia: «Della mia donna, omè, gli ultimi sguardi». E nondimeno non toglie che non possa essere vera quella bellezza, o vero questo che la cagione di essa sia la virtú di quella mano; perché si vede, o la grazia di Dio o per influsso celeste o per virtú naturale, a diversi uomini essere dato diverse potenzie e grazie. Vedesi spesso un medico dottissimo uccidere gran numero d’uomini; uno piú ignorante sanare quasi tutti quelli che e’ cura; alcuni uomini avere qualche propria virtú, con la presenzia sanare certi mali e con un semplice tatto di mano; ad alcuno essere giovato piú contro a chi lo assale la presenzia che la spada.

Truovasi in alcuni autori d’astrologia che chi ha una certa costellazione, ha virtú solo con la presenzia di guarire indemo-