Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/175

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capitolo iii 169

     L’altro, credo, bere’ per tre persone:
stu nol conosci, egli è Giovan Giuntini;65
e ve n’è uno quando lui si pone:
     ei non s’intende giá molto de’ vini,
basta che s’empia. — E quel dal lato manco?
— Egli e Iacopo tuo de’ Marsuppini:
     di tutti e d’anni e di persona manco,70
egli ha piú sete, e mai non saria messo
per tristo battaglier, ma fiero e franco.
     Vedi tu un che a questi viene appresso,
benché ne venga adagio a passo a passo?
Egli è ’l grasso Spinelli, egli è ben desso.75
     Perch’egli è, come vedi, sconcio e grasso,
però a suo bel desir piano cammina:
io non te lo vo’ dir, se fa fracasso.
     Sentistu mai dir d’una cappellina,
che s’avea messo in capo di guarnello,80
e non se la potea trar la mattina?
     Par il bere a costui sí buono e bello,
che tutto il giorno l’unghia si morsecchia
per aver sete: or ve’ sottil cervello!
     Non va sí volentier al fior la pecchia,85
come costui fa all’odor di Bacco:
e, se tu apparecchi, egli sparecchia.
     Da sezzo egli è come al principio stracco:
cacio, carne, uova, pesce egli avviluppa;
e frutte ed erbe, come fussi un ciacco.90
     L’altro, che drieto a piè nel fango inzuppa,
com’ei non è men grasso, e’ non bee meno;
e ’l pan gli manca solo a far la zuppa.
     Egli è ’l Grasso Spezial magno e sereno,
che non si lascia giá tôr la sua parte95
e mai non bee, se non col bicchier pieno.
     Quel che tu vedi che si sta in disparte,
perch’è pur grasso, gl’incresce il cammino:
egli è ’l maestro ver della nostra arte: