Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/193

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CAPITOLO VIII


     Come un catin di mal rappreso latte,
quando chi ’l porta non misura i passi,
triema tutto nel vaso e si dibatte;
     cosí i poli al piovan vegnenti e grassi
diguazzando si van pel mal cammino,5
perch’e’ poneva i piè or alti or bassi.
     Come un fanciul porta un bicchier di vino,
che lo dibatte sí che l’ugna intigne
e ’l dito con che all’orlo ha fatto uncino;
     cosí il piovan onde si sfibbia e scigne,10
ambo le calze alle ginocchia avvolse,
e per trovar la sete i passi strigne.
     Né pria le stiene alli nostri occhi volse,
che ci pareva al culo un capriuolo
per la gran saponata che vi accolse.15
     Io lascio ch’egli avea nel carnaiuolo
un po’ di stienal secco e un’aringa,
una ghiera di cacio, un salsicciuolo,
     quattro acciughe legate ad una stringa;
e tutte si cocevan nel sudore.20
Io non so come meglio io tel dipinga.
     Cosí passò il piovano a grand’onore
col cul ballando e con qualche coreggia
sonando sí che si sentia l’odore.
     Un che mangiato par dalla marmeggia25
soggiunse: — E s’egli avesse un fuso in bocca,
vedresti il viso proprio d’un’acceggia.