Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/49

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capitolo ii 43

     se pur lo vieta a noi nostro destino,
qual vita quella sia che se n’adorni,
o se ’l mondo la dá, o s’è divino.
     Ogni arte, ogni dottrina, e tutti i giorni,
ogni atto, ogni elezione a questo bene,65
par, com’ogni acqua, all’alveo marin torni.
     Ma qual sia questo a te dir ne conviene,
perché tu ’l sai: or fa tal nodo sciolga,
che ’l cor serrato in molta angustia tiene. —
     Marsilio a noi: — Convien che ’l mio cor volga70
lá dove il vostro è tutto inteso e vòlto,
benché provincia assai difficil tolga.
     Piú facil è, chi ’l vero ha ben raccolto,
veder dov’ei non è, che aver compreso
qual sia in tanta oscuritate involto.75
     L’amor fará men grieve assai tal peso:
nulla disdire al vero amor conviensi,
perch’un son quei, che ’l vero amore ha preso.
     E prima ch’io dic’altro, alcun non pensi
di trovar ben che sia perfetto e vero,80
mentre l’alma è legata in questi sensi.
     Questo ha fatto colui che ha ’l sommo impero,
perché i mortali al tutto erranti e ciechi
non fermin per di qua solo il pensiero.
     Se son dal ver cammin distorti e biechi85
nell’imagin del bene, or che farièno
credendo questa vita il bene arrechi?
     Il vero bene è un, né piú né meno,
il quale Iddio appresso a sé par serbi
per palma a quei che ben vivuti fieno.90
     Onde a’ mortal troppo elati e superbi
avvien, se innanzi tempo cercar vogliono,
come a chi coglie i frutti ancora acerbi.
     Se pur mangian di quei che acerbi cogliono,
tanto acri son che’ lor denti ostupescono,95
onde levar dall’impresa si sogliono.