Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/86

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80 xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo


Torna in quest’allegrezza Gallicano di Persia con vittoria, e dice:


     Io son tornato a te, divo Augusto,
e non so come, tra tanti perigli.
Ho soggiogato il fèr popol robusto,
né credo contra te piú arme pigli.
Per tutta Persia il tuo scettro alto e giusto
or è tenuto; e di sangue vermigli
fe’ con la spada i fiumi correr tinti:
e’ son per sempremai domati e vinti.
     Tra ferro e fuoco, tra feriti e morti
con la spada abbiam cerco la vittoria
io e’ tuoi cavalieri audaci e forti:
di noi nel mondo fia sempre memoria.
io so ben che tu sai quanto t’importi
questa cosa al tuo stato ed alla gloria:
che s’ella andava per un altro verso,
era il nome romano e ’l regno perso.
     Benché la gloria e ’l servir signor degno
al cor gentil debb’esser gran merzede,
pur la fatica, l’animo e l’ingegno,
ancor ch’io mi tacessi, premio chiede.
Se mi dái la metá di questo regno,
non credo mi pagassi, per mia fede;
ma minor cosa mi paga abbastanza,
se arò per sposa tua figlia Costanza.

Risponde Augusto, cioè Costantino:


     Ben sia venuto il mio gran capitano,
ben venga la baldanza del mio impero,
ben venga il degno e fido Gallicano,
domator del superbo popol fèro;
ben sia tornata la mia destra mano,
e quel, nella cui forza e virtú spero;