Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/31

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Yann agiva così forse per sola selvatichezza, oppure, essendo lui così fiero, aveva paura di essere rifiutato, credendola troppo ricca?

Ella avrebbe voluto domandarglielo semplicemente, ma Silvestro aveva detto che non si poteva fare, e che non sarebbe stato bello per una ragazza mostrarsi così ardita. In Paimpol già si criticava la sua aria e la sua toletta... ..... Ella si levò le sue vesti con lentezza distratta di una fanciulla che sogna; prima la sua cuffia di mussola, poi il suo vestito elegante fatto alla moda di città, che gettò a caso su di una sedia.

In seguito il lungo busto di signorina che faceva parlare la gente per la sua figura parigina. Allora la sua persona una volta libera, divenne più perfetta; non era più compressa, nè troppo smagrita in giù, riprese le sue linee naturali scultorie come quelle delle statue in marmo; i suoi movimenti ne cambiarono gli aspetti, ed ognuna delle sue pose era squisita a guardarsi.

La piccola lampada rischiarava misteriosamente le spalle ed il petto, forme ammirabili che alcun occhio umano non aveva mai viste e che sarebbero andato perduto per tutti, finchè Yann non l’avesse voluta per lui.

Ella si sapeva graziosa di figura, ma era perfettamente incosciente della bellezza del suo corpo. Del resto in questa regione di Bretagna presso le figlie dei pescatori islandesi è quasi di razza quella bellezza, non si rimarca più ed, anche le meno sagge, invece di farne pompa avrebbero pudore di lasciarle vedere. Solo i raffinati della città annettono tanta importanza a queste cose. Ella cominciò a disfare i capelli, le due trecce caddero sul dorso come due serpenti pesanti. Le avvolse sul sommo della testa. Con quel suo profilo diritto rassomigliava ad una vergine romana.

Intanto le braccia restavano rialzate e, mordendo sempre il suo labbro, continuò a smuovere con le dita le trecce bionde — come un fanciullo che tormenti un gioco