Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/33

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umano, la luce non aveva colore; le cose si tenevano immobili e come raffreddato per sempre, sotto lo sguardo del sole che sembrava un grande occhio spettrale.

La Maria proiettava sulla stesa delle acque, un'ombra lunga come la sera, e sembrava verde, in mezzo, alla superficie tersa, riflettendo le bianchezze del cielo, si poteva distinguere ciò che avveniva sotto l’acqua; miriadi d pesci tutti uguali scivolavano dolcemente nella stessa di direzione, come avendo uno scopo nel loro perpetuo viaggio. Erano i merluzzi che si muovevano tutti insieme nel medesimo senso, parallelamente, facendo l’effetto di tagli grigi e agitati da un tremolio rapido che dava una aria di fluidità a questo ammasso di vite silenziose. Qualche volta con un brusco colpo di coda si voltavano nello stesso tempo mostrando il loro ventre brillante ed argenteo, e poi lo stesso colpo di coda, lo stesso rivoltarsi si propagava per tutti i pesci a ondulazioni lente, come se migliaia di lame di metallo gettate nelle acque brillassero per lucenti riflessi di luce.

Cadeva lentamente la sera. Il sole, scomparendo nel mare, diventava giallo ed il suo cerchio si disegnava più netto, più reale. Si poteva fissare con gli occhi, come fa per la luna. Esso ancora proiettava una debole luce: forse andandogli incontro con un naviglio ci si sarebbe incontrato con quel grosso pallone triste, galleggiante nell’aria a qualche metro al disopra delle acque.

La pesca procedeva assai lesta, i merluzzi venivano a mordere con ansia golosa; poi si scuotevano un poco, sentendosi presi, come per meglio farsi attaccare il muso. E di minuto in minuto, presto, a due mani, i pescatori ritiravano le loro canne, gettando la bestia a chi doveva sventrarla e appiattirla. La flotta dei Paimpolesi era sparsa su lo specchio tranquillo, animando questo desiderio. Quel giorno il mestiere di pescatore d’Islanda sembrava facilissimo, quasi un mestiere di signorina....

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