Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/25

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le stirpi germaniche 11


fetto reciproco, sull’eguaglianza e sul rispetto della donna, vera compagna dell’uomo in pace ed in guerra, laborum periculorumque socia, religiosamente venerata, perchè reputata avere in sè qualche cosa di divino e di profetico. Sono barbari i Germani, ma le loro leggi, dice uno scrittore, vigilano al pudore della donna come farebbe un amante; la proteggono contro la sua debolezza fisica da ogni specie di ingiuria nella persona e nei beni.

Forse vi è dell’esagerazione, e, giudicandone oggi, si fa come il Racine che ai rozzi personaggi dell’antichità prestava le raffinatezze della Corte di Luigi XIV; forse coteste leggi non contenevano se non un desiderio e un’aspirazione. Ma qualunque fosse la efficacia pratica di coteste leggi, è certo che la primitiva civiltà germanica non poteva neppure avvicinarsi ad una soluzione, perchè in una società guerriera le donne sono necessariamente sacrificate. Poi viene il feudalismo che ordina a gerarchia militare la società tutta quanta e a fondamento dei diritti civili pone gli ufficii militari. Le donne sono quindi escluse; sono soltanto posposte, quando convertiti i feudi in patrimonii, esse giungono ad avere tutte le prerogative feudali e perfino la sovranità. Allora amministrano la giustizia, levano eserciti, governano, fanno anche la guerra. La storia ricorda celebri nomi di donne; ma in esse non troviamo se non le sovrane: erano splendidi esempi, ma il problema non progrediva di un passo.

Benché la barbarie dei tempi, la durezza degli ordinamenti feudali e il diritto romano e canonico tenessero compresso ogni problema sociale, si preparava nei costumi, nelle aspirazioni almeno, la cavalleria, splendida