Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/12

Da Wikisource.

ad andrea maffei

Contr’esso Dio, che d’ogni vita è fonte,
165Qual sacrilego stral, vibri il tuo verso?
Che fier talento è il tuo? Qual dall’audace
Grido ribellator premio ti aspetti?
Tale ha il demonio tuo luce sinistra,
Che quante sono in terra alme gentili
170Porteranno agli offesi occhi le palme.
Derelitto vivrai: dall’empia scuola
Lungi i padri terran le tenerelle
Menti dei figli, e i pochi audaci e fidi
Tuonar con dubitoso animo udranno
175Dalla cattedra tua gli empj precetti.
Non riderà su l’infrequente soglia
Di tue rigide case un volto amico;
Spiegherà il vol dall’interdette mura
La domestica pace; e sposa e prole
180Chiameran sul tuo cor, fatto sepolcro,
Tardo e inutile nume, il pentimento. „
Sacro petto paterno! E a te si vesta
Di primavera il ciel, la terra, il flutto;
E Amor, che tante al vecchierel di Teo
185Con man fida intrecciò rose ed allori
(Ch’or d’elette fragranze itale aspersi
Alla canizie tua lieto concede),
Deh! Amor sempre a te rida, e vengan seco
Vereconde le Grazie. Onde d’intorno
190Danzar sino all’estrema ora tu veda
Ninfe ingenue e pastori, e pei gelosi
Antri e le sussurranti ombre la voce
Degli elvetici flauti oda al merigge,
Come il dì, che de’ tuoi canti fu il primo,
195Quando su la più mite ala di zefiro
D’Untervaldo selvoso, ove novello
Le sicelidi muse avean governo,
Di lieti accordi e di tranquilli amori



— 8 —