Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/232

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lucifero

Chi al ciel serva la terra, e alla codarda
20Fede contenne il Pensier divo avvinto.

    Saldo negli anni, occulto
Nell’ombra e tutto cinto
D’armi e d’insidie, il piè dentro al profondo
Petto d’Adamo, il capo agli astri, il grido
25Ai poli, eterno si tenea l’infido
Pescator galilèo reggere il mondo.
Ma come avvien, che ròsa
Dai secoli e dai flutti in mar ruina
A novo urto di turbo ispida rupe,
30Che negra e minacciosa,
Riprodotta dall’onda, al navigante
Pendea su’l capo, e gli oscurava il core;
Tal, pugnato dagli anni e più da questo
Eterno flutto del pensier, che invade
35Ogni creata cosa,
Trema, balena e cade
Il doppio soglio a Libertà funesto.

    Dei primi onori il vanto
Miete al certo colui, che primo accoglie
40Arduo pensier nell’alma, e chi l’ignudo
Pensier nella feconda opra traduce.
Dai domestici affetti e dalle braccia
D’ogni più cara illusíon si scioglie;
E oltre ad uso mortal guardando in faccia
45Ad inaccessi veri,
Sordo dei figli e della sposa al pianto,
Là sè stesso periglia ove più crudo
Ferve il conflitto; e a recar vita e luce
Corre colà, colà vince e procombe,
50Dove più ferrei e neri
Pugnan fantasmi, e più la notte incombe.

    Però, sola e più degna



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