Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/241

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canto duodecimo


    A noi prescrisse un segno
La diversa Natura, e mal n’è dato
Spinger oltre il poter l’audace ingegno,
Cercar nell’ombre e battagliar co’l fato.

    300Han pur queste fugaci
Ore terrene alcun sorriso e fiore,
Ha battaglie il pensier, le labbra han baci,
Vita la terra, e inferno e ciel l’amore!

voce del tevere.


    Molte sul dorso antico
305Storie nefaste io porto,
Molte nei gorghi miei storie nascondo;
Ma, poi che per età son fatto accorto,
Freno il flutto iracondo,
E al mar, mio grande amico,
310Al vecchio mar le vecchie storie dico.
    Dal mobile soggiorno
De l’onde cristalline,
Coronate di perle e di coralli
Corrono a me le azzurre Oceanine;
315E melodia di balli,
Per quanto è roseo il giorno,
Voluttuose a me tessono intorno.
    Ond’io, fatto loquace
Dalla vista amorosa,
320Assiso in mezzo a lor canto le strane
Vicende della mia storia famosa;
Mentre su l’onde piane
Con la sua mesta pace
Siede la stanca luna, e l’aura tace.
    325Tutta allor torna viva
Nel mio canto fatale
Delle vetuste età l’aurea leggenda:
Quando la Fede alla Giustizia uguale,



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