Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/244

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lucifero

395Ch’io non aduni ai tuoi
I miei sensi, i miei fati e le mie braccia?
Chiedi gemme e tesori?
Gemme e tesori ho anch’io:
Gemme? I miei patrj allori;
400Tesori? Il popol mio!

voce dell’istria.


    O tu, Sir del vetusto
Trono d’Asburgo, invano
Offri al Sabaudo augusto,
Pegno d’alta amistà, l’ambigua mano.
405Credi, levar l’artiglio
Dal fianco mio, dov’hai la piaga aperta,
Saría miglior consiglio
E più regale offerta.
    Tra noi di pace è questo
410Unico patto e degno;
Chè il simular molesto
D’astuzia rea, non di fortezza è segno.
Placate allor, lo spero,
Sorrideranno al tuo regale albergo
415Le nostre Ombre dal nero
Ciglion dello Spilbergo.

voce di popoli slavi.


    Qual grido funesto risuona sul monte?
Qual gemito cupo si leva d’intorno?
È forse la Vila dal lucido fronte,
420Che cinta di nembi si slancia nel ciel?
    In cima alla rupe, nel niveo soggiorno
Riposa la diva le membra sue snelle;
Le danzano in giro le rosee donzelle,
La cullano i canti d’un astro fedel.
    425Fra l’ombre solenni, fra l’irte boscaglie
Forse urlan le belve pugnanti alla preda?



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