Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/276

Da Wikisource.

CANTO DECIMOQUARTO





Argomento.


Saluto di Lucifero al Sole; tra’ raggi del quale rivede l’immagine di Ebe. — Attirato da mirabile forza d’amore l’Eroe si solleva per l’aria; traversa gli spazj, giunge in Venere, si confonde con l’amor suo, e procede infino al Sole, da dove alza la voce dell’ultimo giudizio. — I morti d’ogni età e di ogni loco risorgono, e s’innalzano dalla terra per assistere al giudizio di Dio. — Rassegna di filosofi; d’istitutori di popoli; di riformatori. — Le vittime domandano vendetta.


    Così moría l’alma implacata. Al Sole,
Che al meriggio splendea limpido e caldo,
Lucifero parlò:
                  — Re della luce,
    Odimi. O sia che il bruno orbe tu chiuda
5Entro un mare di fiamme, onde le negre
Cime dei monti tuoi sorgono, e dànno
Ombre indistinte al tuo nitido aspetto;
O sia che un vel d’opache nubi, amico
Di fulgidi riflessi, e una diffusa
10Sfera di luce e di calor ti avvolga,
Te genitor d’ogni terrena vita
Io chiamerò, quando da te deriva,
O che vegeti immota, o inconscíente
Movasi, o pensi ogni creata forza
15A te le numerate ore d’intorno
Danzano; a te, padre di climi, il fronte
Volge amante di luce ogni pianeta;
E tu, di vita liberal, dispensi



— 272 —