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Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/58

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lucifero

Cristo è il passato, e l’avvenir siam noi!
260E il magnifico re, non per paura,
Ma perchè ardea d’amor pe’ suoi soggetti,
Titubò, tentennò, si rassettò
Co’l mignol sottil certi indiscreti
Ricci, che gli sfuggían da la parrucca,
265E gridando: sto fermo, un gradin scese.
Fe’ un sogghigno la plebe, e disse: È poco.
Ed il re scese ancora. Ancor non basta!
Gridò la plebe; e il re: M’abbasso troppo;
Allor pari sarem! — Meglio per tutti;
270Se non ami con noi viver nel fango
Un palco t’alzerem d’oro e di gemme;
Vieni, scendi e vedrai! — Scese; e la plebe
Esultò lingueggiando, e sì com’era
Nana, minuta, sbrindellata e scarna,
275Diessi a ballonzolar bizzarramente
Tutta in giro al buon re, così cantando:

    — Balliam, balliamo: vermiglia è l’aurora,
Maturo il frutto si spicca dal ramo,
La vita è schiava, la morte è signora;
280Viva la morte; balliamo, balliamo.

    Balla con noi, buon re: noi non siam prenci,
Non siam vestiti di broccato e d’ostro,
Ma fatto è il manto tuo coi nostri cenci,
E tinto te l’abbiam co’l sangue nostro.

    285Balla con noi, buon re: vigile ognora
Tu pensavi al tuo popolo diletto;
E il popol tuo vegliava e veglia ancora
Per comporti a sue spese un cataletto.



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