Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/80

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lucifero

Sembianza d’uomo. Ambe sul petto ha chiuse
Le braccia, al ciel erta la fronte; e strano
Gioco gli fan così l’ombre e la luce,
Ch’uom no’l diresti già, ma fuggitiva
310Apparenza di spirto, ivi per suono
D’incantesimo tratto.
                            — O pellegrino,
Così a dir prese con trepida voce
L’inclita giovinetta; ove di cibo
Mestieri abbi e di tetto, invero, a ingrata
315Gente ed a case inospitali e dure
Tu non volgesti il piè: nunzj del cielo
Gli ospiti sono, ed esso Iddio sovente
Viene in tal guisa a visitar la terra.
Però siedi e t’allegra; e mentre intorno
320Movon le ancelle ad imbandir le cene,
E a sprimacciare e ricovrir di schiette
Coltri le piume al tuo riposo amiche,
Dir ti piaccia il tuo nome e le native
Piagge ed i casi tuoi, però che al volto,
325Alle fogge straniere e al portamento
Uom venturoso e non vulgar ti estimo. —
Egli sorrise e s’adagiò. Siccome
Tenera foglia al susurrar del vento
Trema tutta in su’l ramo, o che nell’aura
330Goda cullarsi e presentir l’onore
Dei colmi bocci e del nettareo frutto,
O che, del nembo aütunnal presaga,
L’ora estrema paventi, Ebe in tal guisa
Trepidava nel core al novo aspetto
335Dell’orgoglioso pellegrino, e muta
Pendea da lui, qual candido corimbo
Che dal solingo muricciol dell’orto,
Quando zeffiro tace, immobil pende.
Di ciò s’accorse, e in cor gioì l’altero



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