Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/144

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130 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Forte è commosso, e nel diurno lume
     Dal suo tremulo foco è rarefatto;
     E quinci avvien, che quanti egli d’ardore
     Semi ’n grembo ascondea, tutti abbandoni:
     1290Qual sovente anche il gel, che in se contiene,
     Muta, e il ghiaccio dissolve, e i nodi allenta.
Freddo ancora è quel fonte, ove posata
     La stoppa, in un balen concetto il foco
     Vibra splendide fiamme a se d’intorno;
     1295E le pingui facelle anch’esse accese
     Dalla stessa cagion per l’onde a nuoto
     Corron, dovunque le sospinge il vento:
     Perchè nell’acque sue molti principj
     Son certamente di vapori, e forza
     1300È, che da quella terra in sin dal fondo
     Sorgan per tutto il fonte, e spirin fuori
     Nell’aure uscendo delle fiamme i semi;
     Non sì vivi però, che riscaldare
     Possan nel moto lor l’acque del fonte.
     1305In oltre un cotal impeto gli astringe
     Sparsi a salir rapidamente in aria
     Per l’acque, e quivi unirsi; in quella stessa
     Guisa, che d’acqua dolce in mare un fonte
     Spira, che scaturisce, e a se d’intorno
     1310Le salse onde rimove. Anz’in molti altri
     Paesi il vasto pelago opportuno
     A i nocchier sitibondi util comparte,