Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/156

Da Wikisource.
142 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     1610Chi di lontan paesi, ove già visse,
     Giunse a’ nostri confin? Sol perchè vario
     Molto è da questo il lor paterno cielo
     Poichè quanto crediam, che differente
     Sia dall’Anglico ciel l’aria d’Egitto,
     1615Là, ’ve l’Artico polo è sempre occulto?
     E quanto variar stimi da Gade
     Di Ponto il clima, e dagli Etiopi adusti?
     Conciossiachè non pur fra se diversi
     Son quei quattro paesi, e sottoposti
     1620A i quattro venti principali, e a’ quattro
     Punti avversi del ciel; ma varj ancora
     Gli uomini di color molto, e di faccia
     Hanno. E generalmente ogni nazione
     Vive alle proprie infermità soggetta.
1625Nasce in mezzo all’Egitto, e lungo il fiume
     Del Nilo un certo mal, che lebbra è detto;
     Nè più s’estende. In Atide assaliti
     Son dalle gotte i piè. Difetto, e duolo
     Soglion gli occhi patir dentro a gli Achiri
     1630Confini. E d’altre parti, e d’altre membra
     Altro luogo è nemico. Il vario clima
     Genera tal effetto; e quindi avviene,
     Che se un cielo stranier turba, e commove
     Se stesso, e l’aria a noi nemica ondeggia,
     1635Serpe, qual nebbia a poco a poto, o nube,
     E tutte, ovunque passa, agita e turba