Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/234

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220 Lib. IV. Fav. X. e XI.

     Allor che giunga il destinato giorno,
     Vo’ che ne paghi il fio. Ma perchè il fuoco,
     10Per cui Religione i Numi adora,
     A favor non risplenda de’malvagi;
     Ch’altro indi s’accenda, io fo divieto.
     Così non più si accende il sagro fuoco
     A la lucerna, o questa a lui si alluma.
          15* Quanto d’util racchiuda la novella,
     Il potrà solo disvelar l’Autore.
     Ella dunque ne avverte, che non rado
     Nutre fiero nemico nostra mensa.
     Che non per ira il ciel punisce i rei,
     20Ma spesso tarda la vendetta il fatto
     Con gli empj; alfin ogni adoprar condanna.


FAVOLA   XI.

Ercole e Giove.

GIusto è l’odio, che ha il forte a le ricchezze;
     Che ricco erario a vera lode è avverso.
          * Accolto in ciel per sua virtude Alcide,
     Mentre tutti gli Dei seco s’allegrano,
     5E lor s’inchina; al venir Pluto il figlio
     De la fortuna, altrove gli occhj volge,
     E tal cagione al Padre, che il richiede,