Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/253

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Lib. V. Fav. III. e IV. 239

FAVOLA   III.

Un Calvo, e la Mosca.

UN Calvo, cui nel nudo capo punse
     Una Mosca, sperando d’ischiacciarla,
     Si diè grave ceffata. Essa il dileggia:
     Se morte dar si vuol per lieve offesa,
     5Che fia teco, che danno e beffe incontri?
     Meco in grazie ritorno agevolmente,
     Perchè lungi da offesa è il mio pensiere.
     Ma te, animal malvagio, di vil razza,
     Che in succhiar sangue uman rio piacer prendi,
     10Spegner vo’, come che più danno io n’abbia.
          * Non egualmente ch’avvertita offesa,
     Quella che il caso fe’, punir si debbe;
     Ma pur da pena non la sciolsi unquanco.


FAVOLA   IV.

L’Uomo, e l’Asino.

AD Ercole, da cui fu da rio morbo
     Sottratto un Uom, e pria promise in voto;
     E poscia in sacrificio un Porco offrìo;
     E l’orzo, che restovvi, a l’Asin porse;
     5E’ sì ’l rigetta: il don mi fora grato,