Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/27

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di Tito Lucrezio Lib. V. 13

     Movimenti del ciel, che l’universo,
     Che tanto è difettoso, esser non puote
     315Per util nostro dagli Dei creato.
     E pria, quanto del ciel copre, e circonda
     La volubile forza, indi in gran parte
     E da monti occupato, e da boscaglie,
     Nidi di fere, e d’animai selvaggi,
     320E da rupi scoscese, e da paludi
     Vaste ingombrato, e da profondi abissi
     Di mar, che largamente apre, e disgiunge
     I confin della terra. Indi l’ardente
     Zona, e la fredde a’ miseri mortali
     325Tolte han quasi due parti. Or quel, che resta,
     Di spine, e bronchi, e triboli coperto
     Già fora, se dell’uom non l’impedisse
     L’industria a gemer per la vita avvezza
     Con gagliardo bidente, e con adunco
     330Aratro a fender della terra il dorso.
     Che se volgendo le feconde zolle
     Co ’l vomere sossopra, e il suolo arando
     Fertil non si rendesse, il gran, le biade
     Mai per se non potrian nell’aure molli
     335Sorgere: e nondimen cerche sovente
     Con travaglio e fatica, allor che tutti
     Già di fronde, e di fior a’ ornano i campi,
     O da’ rai troppo caldi arse del sole
     Sono, o da pioggia repentina oppresse,