Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/70

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56 Di Tito Lucrezio Lib. V.

     Fosse di vita ignudo affatto, e casso
     D’ajuto, e di consiglio, ed ignorante
     Di ciò, che giovi alle ferite, o noccia;
     Non però mille, e mille schiere ancise
     Vedeansi ’n un sol giorno orribilmente
     1480Tinger di sangue i mari, e d’ogn’intorno
     La terra seminar d’ossa insepolte;
     Nè dell’ampio ocean l’onde orgogliose
     Fean le navi in un punto, e i naviganti
     Naufragar tra le sirti, e tra gli scogli;
     1485Che folle il mar di tempestosi flutti
     Armato indarno incrudeliasi, e folle
     Spesso a’ venti spargea minacce indarno;
     Nè potean le lusinghe allettatrici
     Della placida sua calma incostante
     1490Incitar con inganno i legni all’onde.
     Cieca allor si giacea la scellerata
     Arte del fabbricar fuste, e galee,
     E navi d’ogni sorte. Allor sovente
     La scarsezza del vitto a’ corpi infermi
     1495Togliea la vita; or pe ’l contrario spesso
     L’abbondanza de’ cibi altrui sommerge:
     Quelli incauti il velen porgean talora
     Per se stessi a se stessi; or più sagaci
     Questi, e più scaltri a’ lor nemici il danno.
1500Ma poichè a fabbricar case, e capanne
     Si diero, e ad abitarle; e che l’ignude